Cari miei, ci son momenti della vita che
lasciano un segno.
Altri ancora una cicatrice. Per me è andata proprio così.
Avete presente quella trasmissione di RaiTre che
si chiama Milano-Roma
?
Quella dove due tipi fanno il viaggio insieme parlottando
per ore del più e del meno? Bene.
Anch’io l’ho girata. E sapete con chi?
Chi potevano affiancare a una duchessa qual io sono?
Rocco Siffredi, che domande...!
Il più famoso attore porno italiano. Un totem erotico
locale.
Certo. Con me. Che non ho nulla che ricordi anche
solo vagamente Ramba Malù.
Rocco Siffredi pare sia un
fenomeno della natura.
Non si offendano i maschietti,
ma si parla di misure ai confini della realtà. Roba che
potevamo girare i remake di Rocco e suo fratello o al limite di Uccellacci uccellini.
Ventisette centimetri è tanto.
È come una mensola del tinello,
di quelle che ci appoggi sopra le piante grasse.
Un promontorio della paura. Cape Fear.
Con lui al fianco mi sentivo serena come l’ultima moglie
di Barbablù.
Dicono che in situazioni
imbarazzanti bisogna sforzarsi di essere se stessi.
Ma se non so neanche io chi sono...
Gli chiedo: «Ma come fai quando devi rigirare la scena? Lo
riponi nell’apposita vaschetta salvafreschezza?»
Fa finta di non sentirmi.
Lo incalzo. «Quindi sei un libero
professionista... non smetti mai... ti porti anche il lavoro a
casa... » Silenzio.
«Usi il Viagra? La pillola che fa diventare dure anche le
lumache?
Mi han detto che i panettieri
non la prendono perché fa diventare duro anche il pane...»
Non ride.
Povero Rocky horror... mi gira
cento porno all’anno, sarà stanco come una bestia.
Magari guido un po’ io.
Un paio di centimetri mi separano dal suo grande cocomero.
O come lo vogliamo chiamare?
Cannone di Navarone? Stelo di giada? Nibelungo? Stecco
ducale? Sturm und Drang?
Sacro Aspromonte?
Gli dico: «Lo conosci quel film porno con Gilbert Bécaud e
Gilbert Belcul: Chi ha spompè la Pompadour?». Dorme.
Io faccio quell’effetto lì
agli uomini.