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Gianni Priano


Il gatto selvatico ha la tana
nelle tue vene e corre corre
sui sentieri invetrati di gelo
tra il giallo e il marrone
del giorno dei morti. Il mio
cane mette appena il muso a
fuori da una cuccia di ossi
mezzo cieco annusa il profumo 
degli orti. 

Per te non ci sono declinazioni
di ghiaccio o di fuoco
né tempeste o bufere.
perché è un pugno di neve
la tua malinconia
pioggia che scivola
sulla grondaia. O quel sole
sulle pietre del fiume
che brucia solo un attimo
e fa bene.


Io arlecchino di sbalzi
d'umore e di pressione
pantalone, gianduia
e colombina. Ballanzone.
Tu fuori dal carnevale
con il tuo orrore preciso
con il tuo ritegno
perché il cuore lo spacca
anche una puntina
da disegno. 

Il mare lo abbiamo guardato
e mescolato in ciotole
da pinzimonio. Io non ho 
preso il largo, mai.
La vela era solo scena
e così il berretto
e le lezioni di cartografia.
Ma questo mare è un cane
bastardo che ringhia
(scuro come il catrame
verde come un'oliva)
e vuole annegare proprio
me, vecchio topo di riva.

 


Cari amici,
per caso mi è capitato di trovare alcune mie vecchie (e dimenticate) poesie su una pagina virtuale della rivista Broderie. Io ho pochissima dimestichezza con il computer ed ancor meno con internet e la posta elettronica.
Appartengo alla razza di chi guarda la modernità con tremante timore e con livido livore.
Ma
Broderìe esiste anche in versione cartacea? Ditemi di sì.

  In fondo alla vostra pagina chiedete: avete notizie di questo poeta? Come no: eccomi qui!

Genova Voltri 22/11/02

G.P.

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