FABRIZIO MIRRA
in parte uomo ed in parte dolorosamente se stesso, è anche un
musicista.
Un musicista di quelli come uno se li immagina quando pensa ad un
musicista: capelli scarmigliati, un filo di “barbie” incolta,
occhialini e sguardo rapito. Dunque suona, non per noia o per passione, ma
per assecondare l’immagine da lui evocata.
Conoscendolo, dopo pochi minuti si ha
l’impressione di avere a che fare con una personcina graziosa e civile:
non beve, non fuma, non sputa per terra, non dice parolacce, ascolta se
qualcuno gli parla e saluta sempre tutti.
Nascere fu il suo primo grande
spettacolo: uscì come da una quinta di palcoscenico, sorrise, sornione,
all’ostetrica e si librò nell’aria cimentandosi in una frenetica
danza al ritmo di beguine.
Fu un autentico successo e perciò non
fu immediatamente soppresso. Replicò per qualche tempo la strepitosa
performance del parto, ma ben presto comprese l’importanza di doversi
dedicare alla creazione di altri nuovi spettacoli. Da allora è stato un
successo ininterrotto, un’esaltante scoperta di infinite possibilità e
di sempre nuove forme espressive attraverso rutilanti giochi e
rappresentazioni avvincenti.
Pressoché sconosciuto al grande
pubblico dell’Auditel è ben noto in tutti gli altri circuiti per la sua
particolare avversione a qualsivoglia sciorinamento delle sue famose gesta
a causa della sua profonda convinzione di doversi staccare da ciò che è
stato per poter crescere e confrontare con la realtà circostante oltre
che per non suscitare eccessivo piacere, invidia o frustrazione in coloro
che in passato se lo sono perso.
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