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Michele Lacagnina


BARBABLU’ E’ VECCHIO

scrittore noir

 

 

Ucciderò Robespierre, un giorno o l’altro lo farò.

Sareste voi disponibili a inspirare dermatofagoidi a legioni dalla mattina alla sera in un monovano torrido, a starnutire ogni trenta secondi sputacchiando pelo grigio con il respiro rauco per un attacco d’asma? 
Per dodici anni? 

Accettereste voi di tornare a casa la sera e inciampare sulla soglia a causa della stolta abitudine che ha quell’essere di stendersi al posto dello zerbino per guizzare subito dopo in bagno, e assistere con occhi lacrimevoli alla vostra meritata minzione?. 

Vi piacerebbe sacramentare come faccio io quando mi accorgo che non ha lasciato niente per cena, e che lo sgombro alla griglia che avevo conservato nel forno  (patetica consolazione per giornate sempre più faticose e deprimenti) è guercio e scarnificato?. 

Transeat, queste forche caudine sono le croci della convivenza domestica. 

Ma Robespierre, oltre che vile e ladro, è astuto e perfido. 
Mi nasconde i calzini sporchi. 
Strappa le pagine dei giornali, sfila i nodi del tappeto su cui ha appena vomitato, importuna la vicina  con visite fulminee che finiranno per causarle un infarto, povera vecchietta.

E’ così da moltissimo tempo, anche lui peggiora con l’avanzare degli anni, diventa tanto malvagio quanto era affettuoso un tempo. 
Ha ridotto in brani tappezzeria e tende, mi prepara agguati con strategia sapiente, uncinandomi le caviglie proprio nei momenti un cui mi coglie lo sfinimento dell’età. 

Mi rianimo, e lo rincorro per casa tirandogli pedate che schiva ad onta del sovrappeso che lo affligge, ma dopo lacera le foglie del ficus mentre dormo, mi sfida e mi oltraggia a ogni ora della giornata. 

Per questo e per altro dovrò assolutamente ammazzarlo anche se  alla fine, ogni volta, me ne manca il coraggio. 

Lo costringo in un angolo e levo in alto il mazzuolo: lui mi guarda, inclina appena la testa su un lato, spalanca gli occhi grigi e… mi fa le fusa. 

Io mi sento fiacco, solo, e lo lascio vivere. 

 Con le mie sei mogli tutte queste incertezze non le mai ho avute, per la miseria. 

Le sotterravo nel giardino, poi correvo a festeggiare con Robespierre: erano bei tempi.

 


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