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Diffidare sempre degli intellettuali professionisti! 
Tessono ragnatele pesanti come catene 
sui sogni degli uomini liberi.

Horst Fantazzini


A due anni dalla sua morte: Un'email di Pralina...
 

 

  

da La Stampa di giovedì 27 dicembre 2001

      Mercoledì della scorsa settimana era stato preso mentre fuggiva in bicicletta dalla banca che aveva cercato di rapinare alla periferia di Bologna. Era finito in carcere. 

     E lì, il pomeriggio di Natale, è morto, l'infarto ha messo fine alla vita di Horst Fantazzini.


     Figlio di un anarchico eroe della Resistenza bolognese, anarchico egli stesso, 62 anni, 34 anni dietro le sbarre:
rapine su rapine, rivolte, evasioni, due riuscite e una annegata nel sangue suo e di due guardie, un film ispirato a quelle ore drammatiche "Ormai è fatta": tutto ciò è stato Fantazzini, uno dei detenuti italiani di più lunga "casanza" (permanenza in prigione). 

     "Sono nato per la galera", ironizzava quest'uomo minuto che dopo aver bruciato più della metà dell'esistenza in cella appena ha usufruito della semilibertà è tornato all'antico lavoro che nella notte dei tempi gli aveva procurato fama di "bandito solitario", "rapinatore gentile".

     Allora Horst, poco più che ventenne, sposato e padre di un bimbo, campava di assalti a uffici postali e negozi, agiva da solo, pregava gli impiegati e i commercianti che teneva sotto la mira della pistola: "Fate i bravi, odio la violenza". A una commessa che s'era sentita male spedì un mazzo di rose. 

    Arrestato, venne condannato a 22 anni. 
    Era la fine dei Sessanta.

Fantazzini evase: altre rapine, lo catturarono di nuovo. 

    A Fossano, nel luglio '73, impugnando una rivoltella che era riuscito a far entrare nascosta in una torta, sequestrò due agenti, chiese un'auto e cento milioni: "Se mi inseguite ucciderò i secondini". La polizia finse di cedere. 
    Appena Horst, facendosi scudo delle guardie, comparve sul portone del carcere, un cane lupo gli si lanciò addosso. 
    Il "rapinatore gentile" si distrasse, dai tetti i tiratori scelti fece fuoco. 
    Ferito al braccio e al petto, Fantazzini s'accasciò, riuscendo a premere il grilletto e ferendo gli agenti. A terra, fu crivellato da una raffica di mitra esplosa da un poliziotto. Miracolosamente sopravvisse. 


     La fallita evasione gli costò una condanna ad altri 22 anni.

   Classificato "detenuto ad alto rischio", cominciò a girare per il "circuito dei camosci", le carceri speciali di massima sicurezza.

 Qui, a Cuneo, nel 1983 lo incontrammo. Occupava la cella vicino a quella di Tommaso Buscetta, boss della mafia non ancora pentito: "Prima o poi me ne andrò da questo letamaio" rise. 

    Indicò la sporcizia che cresceva negli angoli: "Noi non puliamo di sicuro. Ci tengono qua, e allora che puliscano loro". Le guardie.

    Il "noi" erano i terroristi delle Brigate rosse e di Prima linea rinchiusi con lui: "Anche se sono anarchico condivido le loro idee".

    Parteciperà a sommosse, elaborerà decine di piani di fuga, nel 1989 la costanza sarà premiata: evasione, pochi giorni di libertà, cattura. Poi la resa  ("Mi sono unito ai brigatisti solo per cercare di scappare"), la metamorfosi in detenuto modello l'autobiografia "Ormai è fatta" che, grazie ai buoni uffici di Franca Rame, diventa nel '99 il  film omonimo interpretato
da Stefano Accorsi. 

    E la speranza della grazia: "Sennò dovrò rimanere al fresco sino al 2019.   
    In questo paese escono tutti, anche i peggiori assassini, ma non io che non ho ucciso nessuno". 

     
    E' tornato alla rapina: bandito anacronistico, fuggiva in bici, la polizia non ha faticato a prenderlo. Lo choc della libertà perduta ha aggredito il cuore, il cuore ha tradito Fantazzini evitandogli di invecchiare in carcere, di diventare "quello con la più lunga casanza d'Italia".

Claudio Giacchino

L'attore Stefano Accorsi nel film "Ormai è fatta"

 


poesia e foto tratte da 
ORMAI E' FATTA
CRONACA DI UN'EVASIONE
racconto autobiografico di  Horst Fantazzini
Bertani Editore

 

 

stralcio di intervista

D. Senza voler essere invadente: è stata più volte rilevata la trasparenza e la serenità del personaggio di Anna nel raccontare quello che era il vostro rapporto prima e dopo i tuoi arresti. Hai voglia di parlarne?

R. Con l'ultima domanda mi metti in crisi. Pochi giorni fa mi ha intervistato una giornalista per conto della trasmissione Frontiere di RAI 2. 

Tra le altre domande, ad un certo punto mi ha chiesto se mi sento pentito. Puntualizzando sulla parola pentimento, le ho risposto che non mi sento pentito né per le banche rapinate né per il resto, però, se avessi la possibilità di rivivere la mia esistenza, non farei le stesse cose. 

Non perché ritenga immorale, in questa società, rapinare banche, ma perché ritengo stupido buttare via così la propria vita. 

Poi, le ho detto che se la mia attuale situazione è, bene o male, il frutto di una iniziale scelta, essa ha finito per coinvolgere anche persone che questa scelta non condividevano ma che ne hanno ricavato sofferenza per il solo fatto di volermi bene. 

I miei genitori, mia moglie, i miei figli, compagne e compagni che mi hanno voluto o che mi vogliono bene. 

Questo è un peso che porto ed è il più pesante di tutti. 

Anna è la persona che più ho amato in vita mia. 

Ancora oggi, quando penso a lei, mi sento invadere da una tenerezza ed una tristezza infinite. 

È la persona che mi ha dato di più, ricevendone in cambio solo dolori ed umiliazioni. 

Mi è stata vicina nei momenti più difficili poi, quando con le carceri speciali la situazione s'è fatta pesantissima, di comune accordo abbiamo deciso di lasciarci. Razionalmente, senza astio né rancori, rimanendo amici. 

Oggi, dopo una vita donata agli altri, è una donna serena. 

Spero, un giorno di poterla rivedere per fare insieme due carezze a Jacopo, il nuovissimo Fantazzini che recentemente ci ha resi entrambi nonni.

Intervista a cura di Tiziana

Lettera per Horst

Horst Fantazzini, 62 anni, dopo un periodo di semilibertà (lavorava come magazziniere e tornava in carcere ogni sera alle 22), è stato riarrestato il 19 dicembre 2001 alle 13,15 con Carlo Tesseri, con l'accusa di tentata rapina nei pressi della Banca Agricola Mantovana di Bologna, Porta Mascarella. 

Ci ha lasciati il 24 dicembre 2001 alle 19,30. 
L'autopsia (presente un medico legale nominato dalla famiglia) ha accertato la presenza di un aneurisma all'aorta addominale, la morte è sopraggiunta in pochi minuti sotto gli occhi dei suoi compagni di cella...

Sebbene si tratti di morte naturale restano amare considerazioni sulle condizioni di vita dei detenuti semiliberi: spesso le loro patologie non vengono né diagnosticate né curate in tempo (in realtà il semilibero non ha nemmeno diritto ad un medico della mutua, se si ammala non è più funzionale alla produzione e quindi deve restare in carcere), ma più di questo, il TEMPO che Horst ha trascorso in carcere (quasi 40 anni) è stato letale.

A Horst va il mio pensiero e tutto il mio amore, tutta la mia rabbia e i miei pensieri.

Grafico e scrittore, esperto di computer, ma costretto a fare
il magazziniere. Stava sistemando casa, aveva un casino di progetti e qualche debito con la famiglia. 

Era una persona splendida, forte e fragile, che amava le cose belle, la natura, i cani, le persone. 

Generoso, vitale, entusiasta, teneramente sbruffone, pieno di una sana gioia di vivere che anche negli ultimi tempi gli illuminava gli occhi;

La storia d'amore che ho vissuto con lui è stata la più bella di tutta la mia vita. Horst mi amava con una dolcezza fuori misura. Era sincero e coraggioso. 

Onorerò la sua memoria sempre, lo porterò sempre nel mio cuore.

Vi abbraccio con molto amore
HORST VIVE !!

                                La sua compagna Patrizia Pralina Diamante


Se volete rispondermi,
 il mio indirizzo non elettronico è: 

Patrizia Diamante 
Via Luigi Morandi 110 - 50141 Firenze 
tel 055 / 411237

Patrizia Diamante

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