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 LA SPORCA GUERRA

Il catalogo dei libri di Terre di mezzo è disponibile qui...

Le verità di un ex-ufficiale sul coinvolgimento di
 esercito e governo nelle stragi in Algeria

 

   Habib Souaïdia a vent'anni entra nei parà pieno di entusiasmo per l'esercito algerino. 
   Scoprirà, prima incredulo e poi inorridito, che i fondamentalisti vengono infiltrati e manipolati dall'esercito per creare in Algeria una spirale d'odio che giustifichi la permanenza al potere di un governo illegittimo.

   Un racconto tutto in prima persona, circostanziato e puntuale, scritto con l'urgenza di chi non può sentirsi complice.
                                                                                                               (dalla presentazione)

 

(…)
Mohamed Moutadjer era un uomo di sessant'anni. Due dei suoi figli erano terroristi attivamente ricercati. 
Dopo averlo torturato, il maggiore Ben Amhmed, comandante del mio reggimento, lo ha trascinato nel cortile e ha... urinato su di lui davanti a tutti ripetendo: "Chiama quei cani dei tuoi figli, che vengano in tuo aiuto, adesso!".

Dopo questa scena barbara, lui ed altri due soldati hanno sparato una raffica sul vecchio. Il suo cadavere è stato lasciato insepolto.

Tutti gli altri sono stati ugualmente assassinati, dopo essere stati torturati, alcuni per molti giorni.

In otto sono stati sgozzati e gettati in un campo. Due cadaveri nudi sono stati gettati accanto alla stazione; altri cinque sono stati lasciati sulla riva dell' oued Isser.

Due prigionieri, un ragazzo di quindici anni e un uomo di circa trentacinque anni, sono stati bruciati vivi. Non dimenticherò mai questa scena.

Oltre a me erano presenti i tenenti Abdelhak e Ramdane del Centro militare d'investigazione e i tenenti Bouziane, Chemseddine e Boukachabia del 25° Reggimento di ricognizione.

  Davanti a tutti il tenente Chemseddine aveva fatto mettere in ginocchio i due prigionieri e li aveva cosparsi di A72, un liquido altamente infiammabile utilizzato come carburante per alcuni mezzi blindati.

"No, non lo farà!" continuavo a ripetere a uno dei miei colleghi. Il ragazzino supplicava, piangeva sotto lo sguardo sprezzante dei militari che lo circondavano.

Il tenente ha acceso un pezzo di plastica e lo ha gettato sugli indumenti dell'infelice, che si è subito trasformato in una torcia umana.

Le sue urla di dolore, una cosa da resuscitare i morti, sono state interrotte da una raffica sparata a bruciapelo. Il suo compagno, che aveva assistito alla scena, era ammutolito per il terrore. 
Pochi minuti dopo avrebbe subito la stessa sorte.

(…) 

  L'idea corrente della gran parte della pubblica opinione è che i massacri quotidiani di inermi cittadini, donne e bambini siano opera unicamente di terroristi islamici fanatici e sanguinari.
   Mai, neppure una volta, mi aveva sfiorato il dubbio che gli apparati istituzionali di prevenzione e di repressione,o alcune loro componenti, potessero essere a tal punto implicati in quelle stragi, come invece mostra l'autore.
    Il suo racconto, essenziale ed efficace, offre molti spunti di riflessione, insinua molti dubbi, fa vacillare molte certezze e pone alla coscienza civile degli europei il problema di ciò che non è stato fatto per fermare il massacro e di quello che si potrebbe fare oggi.

                                                                         Ferdinando Imposimato,
ex deputato e senatore, 
è vicepresidente onorario della suprema Corte di Cassazione italiana


Supplemento al n° 91, maggio 2002 di “Terre di mezzo” 
www.terre.it

Coedizione:
Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel.  0523 321 322
Cart’armata edizioni, Piazza Napoli 30/6, 20146 Milano, tel.  O2 48953031
Copyright 2001: La Découverte, 9 bis, rue Abel-Hovelaque, 75006 Paris


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